
”I social media raccontano, amplificandola, una società in cui l’immagine del corpo e il perfezionismo hanno un gran valore e questo “racconto quotidiano” può andare ad invadere la mente di adolescenti particolarmente vulnerabili sotto questo punto di vista.”
La settimana scorsa abbiamo affrontato con un’esperta di nutrizione l’argomento, tanto noto quanto delicato, dei disturbi alimentari tra gli adolescenti e il ruolo dei social network in questo contesto.
Ma quanto le insicurezze dei giovani ragazzi possono essere alimentate dai modelli che dai nostri smartphone ci vengono continuamente propinati?
Ne abbiamo parlato con la Dr.ssa Angela Di Meo, psicologa e psicoterapeuta.
Buongiorno Dottoressa, un paio di settimane fa abbiamo parlato con una esperta in nutrizione di quanto i disturbi alimentari siano frequenti negli adolescenti, e dell’importanza del supporto psicologico per questo tipo di pazienti.
Come si manifesta tale disturbo, quali segnali glielo fanno riconoscere?
Con questa domanda mi vengono subito in mente le ragazze con DCA che ho seguito e le loro specifiche storie, il loro sguardo rassegnato e triste, e poi l’evoluzione della luce nei loro occhi, e il cambiamento del corpo che non destava più preoccupazioni.
Ovviamente, ci sono specifici criteri che permettono la diagnosi dei diversi disturbi del comportamento alimentare come ad esempio l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder.
I criteri diagnostici per l’anoressia nervosa sono riconducibili all’eccessiva restrizione alimentare, un peso corporeo significativamente basso, percezione distorta del proprio corpo e del proprio peso con ripercussioni sull’autostima, paura di ingrassare e conseguenti comportamenti persistenti volti a contrastare l’aumento del peso.
I criteri diagnostici per la bulimia nervosa sono riconducibili a ricorrenti abbuffate compulsive in cui si ha la sensazione di perdita di controllo. Successivamente ci sono condotte compensatorie per non ingrassare come il vomito, uso di lassativi e diuretici, attività fisica eccessiva.
Tra i criteri diagnostici per il binge-eating ci sono frequenti abbuffate compulsive senza attività compensatorie.
Quanto ritiene responsabile l’influenza dei social del sempre crescente numero di casi di DCA tra gli adolescenti?
Credo che non possa ricercarsi nei social la causa scatenante dell’insorgenza di un DCA, ma sicuramente la loro influenza in tal senso ha un peso ed è parte di un quadro molto più complesso.
Diverse recenti ricerche sottolineano il legame tra social e DCA ma, le stesse ricerche, sottolineano quanto questo legame non possa essere considerato di semplice causa-effetto.
I social media raccontano, amplificandola, una società in cui l’immagine del corpo e il perfezionismo hanno un gran valore e questo “racconto quotidiano” può andare ad invadere la mente di adolescenti particolarmente vulnerabili sotto questo punto di vista, per la loro storia e il loro vissuto, tanto che l’influenza dei social diventa un fattore precipitante.
Sicuramente sarebbe importante aiutare i ragazzi e le ragazze a fare un uso consapevole dei social, anche al di là del loro legame con i DCA.
Qual è il ruolo delle famiglie in queste situazioni?
Domanda interessante.
Mi viene in mente una squadra di calcio, e faccio io una domanda: se il centrocampista fa autogol che ruolo ha la squadra?
È chiaro che il peso dell’accaduto, la sofferenza, il “dolore” e le diverse emozioni collegate all’autogol si sentono soprattutto “dentro il corpo” e il cuore di chi lo ha fatto. E gli altri calciatori? Sono tristi e/o arrabbiati anche loro. E spaventati anche (e soprattutto). Spaventati di “perdere”.
Quel gol coinvolge tutti.
A quel goal si è arrivati insieme.
Da quel goal si può ripartire insieme ponendo la luce su come le interazioni tra i diversi giocatori, nei diversi ruoli, possano essere viste e possano avere il potere di creare il miglior e, soprattutto, consapevole gioco di squadra per portare il migliore risultato possibile a casa.
La famiglia ha un ruolo fondamentale… Credo di poter dire che è nel contempo “contenitore” e “contenuto”.
Domanda personale: Lei, da mamma prima che da psicologa, quali paure porta a casa dopo il lavoro in questi casi, e come gestisce la perfetta consapevolezza che i Suoi figli siano degli adolescenti con le stesse fragilità e insicurezze?
Perché c’è anche una domanda personale?… Non l’avevo prevista😁
Io a casa, da mamma, porto tutte le paure di una mamma e le “perfette consapevolezze” spesso diventano altamente imperfette, così come prevede, in una regola non scritta, il ruolo di genitore, mestiere assai complesso, che si intraprende incastrando tra loro i pezzi del proprio vissuto di figlio, della propria storia, del periodo storico in cui si è immessi e certo, anche pezzi delle proprie conoscenze. Nel mio caso, conoscenze da psicologa.
A casa mi aspettano, ogni giorno, (o io aspetto loro, considerata proprio la loro età) una adolescente e un preadolescente e del mondo dell’adolescenza, mondo in continua e sorprendente trasformazione, conosco la complessità, la fragilità e, per fortuna, le meravigliose risorse.
E dico di più sulle risorse. Anche se può sembrare paradossale, a volte, una delle risorse (perché può capitare che sia l’unica possibile) è lo stesso sintomo portato dall’adolescente, perché permette di far luce su una fase di stallo che coinvolge tutta la famiglia.
Così, il sintomo diventa, dell’adolescente, l’ “atto creativo” di cambiamento e trasformazione, possibile attraverso la psicoterapia.
- Due cose mi sono risultate davvero complicate durante questa intervista: la prima è stata sicuramente dare del “Lei” ad Angela, non perché la sua figura non meriti tale riverenza, ma perché la conosco abbastanza e da abbastanza tempo. E proprio perché la conosco, la seconda cosa davvero difficile è stata prepararmi alla risposta che ero certa mi avrebbe dato alla mia provocatoria domanda personale, la quarta.
Angela – psicologa nel suo studio ma mamma, sorella, cognata, zia e amica fuori – ha “paura” della paura delle persone. E questa paura la traduce in una costante premura: la premura di toccare sempre le cose con leggiadrissima delicatezza.
Grazie Dr.ssa.
Grazie Angela.