Gli effetti dei videogiochi sui ragazzi, la parola dell’esperto.

Gli effetti dei videogiochi sui ragazzi, la parola dell’esperto.

Nel primo capitolo della rubrica dedicata agli effetti dei videogiochi sui ragazzi, abbiamo parlato delle presunte problematiche posturali collegate alla dipendenza da gaming.

In questa seconda sezione, focalizziamo l’attenzione sulla sfera psicologica.
Abbiamo fatto delle domande sull’argomento al Dott. Diego Aceto, psicologo.

Dottore, di cosa si occupa nello specifico?

Sono uno psicologo clinico con studi professionali nei Comuni di Alvignano (CE) ed Aversa (CE), direttore di struttura sanitaria intermedia residenziale per la gestione dei disturbi neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza (SIRMIV) accreditata con il SSR – ASL Napoli 2 Nord – Giugliano in Campania (NA) e membro di equipe multidisciplinare per la diagnosi e la certificazione dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) riconosciuta dall’ASL di Caserta. Mi occupo, da vari anni, di valutazione neuropsicologica clinica e standardizzata dei disturbi del neurosviluppo.

 

Cosa pensa dell’utilizzo eccessivo di videogiochi (Playstation prima fra tutte) nei ragazzi dai 7 ai 18 anni?

Una domanda a cui dovrei apporre una premessa; inizierei declinando la risposta nell’accezione maggiormente critica della problematica che, negli ultimi anni, sta pervadendo le nuove generazioni di bambini ed adolescenti, ossia la dipendenza da gaming (on-line ed off-line). Nello specifico, la conclamata dipendenza patologica da videogiochi, con l’etichetta diagnostica “Gaming Disorder”, è stata inclusa dal gennaio 2022 nell’ultima edizione del manuale ICD (International Classification of Diseases – 11). L’utilizzo eccessivo dei videogiochi potrebbe portare, in alcuni casi, all’instaurazione di una vera e propria configurazione psicopatologica; i campanelli d’allarme sono rappresentati da severe difficoltà a controllarne l’attività (frequenza, intensità, durata e contesto), maggiore priorità rispetto alle altre mansioni della quotidianità, perpetuarne il costante utilizzo nonostante il verificarsi di conseguenze negative, elicitando, infine, modelli comportamentali che determinano una compromissione significativa in ambito personale, familiare, sociale, educativo e scolastico.

 Quanto pensa che l’utilizzo della PlayStation possa influire sulle capacità di concentrazione a livello didattico?
Molto; a tal proposito la ricerca scientifica sta producendo vari studi anche sul calo delle capacità attentive e di concentrazione in ambito didattico di soggetti con Gaming Disorder; le problematiche sono maggiormente riferite al poco tempo che i bambini e gli adolescenti dedicano allo studio, come ad altre attività, poiché distratti dal costante desiderio di giocare. Ribadisco, nei casi conclamati, è una vera e propria dipendenza, declinabile a quelle da utilizzo di sostanze psicotrope e di abuso per ciò che concerne la costante ricerca della “sostanza”. A ciò bisogna associare deficitarie abilità di autoregolazione, instaurazione di tratti ansiogeno-depressivi, irritabilità e suscettibilità a comportamenti di fuga dalla realtà che l’eccessiva attività potrebbe procurare al soggetto, compromettendo negativamente la performance globale nei vari contesti della quotidianità, non solo a livello didattico.

Ha riscontrato, nel suo lavoro, un aumento dei casi di episodi di rabbia e stress in ragazzi che fanno un utilizzo eccessivo dei videogames?

Nell’ultimo periodo spesso ed in numero sempre crescente; episodi di frustrazione seguiti da rabbia intensa ed in alcuni casi da aggressività verbale e talvolta fisica nei confronti dei membri del nucleo familiare, maggiormente nelle dinamiche in cui i caregivers fanno notare al minore l’eccessivo tempo trascorso alla console. Credo sia indispensabile che le famiglie regolino, sin dai primi anni di vita dei propri figli,l’utilizzo dei videogiochi e di dispositivi tecnologico-ludici/informatizzati in generale, prevenendo il rischio d’instaurazione delle problematiche precitate; molto importante, altresì, che i minori vengano adeguatamente informati (anche dalle istituzioni scolastiche mediante progettualità mirate) sui possibili rischi che determinate condotte potrebbero apportare.

Una tematica alla quale continueremo a dare la giusta attenzione, per potere diffondere l’informazione corretta e sostenere le famiglie. 

Grazie, Dottore!