Corsa e fascite plantare: come si tratta un infortunio?

Corsa e fascite plantare: come si tratta un infortunio?

Dottor Angelo Vella: “La fisioterapia riveste un ruolo fondamentale per affrontare gli infortuni del running”

Che la corsa rappresenti lo sport più praticato di sempre, almeno in Occidente, non è certo una novità. E sicuramente lo è diventato ancora di più nel periodo di pandemia e lockdown, quando tanti governi europei, tra le poche attività consentite ai cittadini, hanno lasciato la possibilità di poter fare running all’aperto. Soprattutto per i suoi effetti benefici, tra cui la diminuzione dello stress e l’allontanamento di problemi di salute (vita sedentaria, ictus, diabete, obesità, insorgenza di tumori).

La corsa però non apporta solo benefici. Bisogna fare i conti anche con gli infortuni. Alcune ricerche e studi del 2019 hanno dimostrato che circa l’80% dei corridorialmeno una volta nella propria vitaha dovuto fare i conti con un infortunio, legato proprio all’attività svolta. Facendo ancora riferimento alle indagini sul running, il numero degli infortuni è cresciuto molto negli ultimi anni, e questi colpiscono soprattutto i piedile ginocchiale anche e la colonna lombare. Tra le patologie più frequenti riscontrate nei runners, invece, c’è la fascite plantare.

Il Dottor Angelo Vellafisioterapistaposturologo e osteopata con sede in Villa di Briano (CE), ha voluto precisare che «la causa degli infortuni nei runners può dipendere da fattori sia intrinseci che estrinseci» e che «in base all’infortunio, si può indagare la causa e concentrarsi sul fattore che l’ha scaturito in maniera maggiore, così da modificare l’allenamento».

L’esperto si è concentrato in particolar modo sulla fascite plantare, suggerendo ai pazienti alcuni trattamenti da seguire per contrastare la patologia.

CHE COS’È LA FASCITE PLANTARE

La fascite plantare è una delle patologie più comuni che colpisce i corridori dopo un infortunio. In termini tecnici, si potrebbe definire come un disturbo muscolo-scheletrico che causa dolore sia sulla parte mediale del calcagno sia, a volte, in corrispondenza della fascia plantare.

«Il dolore che si avverte è molto più forte la mattina, quando si compie il primo passo della giornata – spiega il Dott. Vella – Oppure quando si ripresenta dopo un lungo periodo di inattività».

Durante l’arco dell’intera giornata, poi, i fastidi diminuiscono e i sintomi si alleviano, ma non scompaiono del tutto. Questi possono essere nuovamente aggravati da lunghe camminate o attività fisica prolungata.

I TRATTAMENTI PER LA FASCITE PLANTARE

La fascite plantare può essere considerata una patologia cronica che potrebbe comportare limitazioni nelle attività quotidiane e sportive se non viene trattata in modo adeguato.

Il primo trattamento consigliato è quello di tipo conservativo con fisioterapia e con risoluzione dei sintomi in un periodo compreso tra le 12 e le 18 settimane. Se la terapia conservativa non dovesse funzionare, dopo 6 mesi si può ricorrere al trattamento chirurgico.

Il Dott. Vella ha indicato una serie di linee guida, redatte nel 2014 per trattare e risolvere il problema della fascite plantare. I diversi tipi di intervento possono essere:

– Stretching della fascia plantare, che garantisce sollievo dal dolore a breve termine. In questo caso, potrebbero essere consigliate imbottiture per il calcagno per aumentare i benefici dello stretching;

– Terapia Manuale con mobilizzazioni delle articolazioni e dei tessuti molli per trattare rilevanti restrizioni articolari o deficit di estensibilità dei tessuti molli degli arti inferiori;

– Esercizi di rinforzo e allenamento dei muscoli che attutiscono le forze durante le attività in carico;

– Educazione e perdita di peso con esercizi funzionali e l’obiettivo di fissare una nutrizione corretta;

– Laser e ultrasuoni ed onde d’urto;

– Splint notturni, che dovrebbero essere prescritti per un arco temporale di 1-3 mesi in particolare per quei pazienti che lamentano un intenso dolore durante l’esecuzione del primo passo dopo il risveglio.