
Tuttavia, per poter utilizzare la salmonella come un’arma oncologica i ricercatori hanno faticato non poco. Infatti la sfida era trovare un equilibrio che consentiva di uccidere il cancro e di non procurare danni al paziente. Nel nuovo studio, gli scienziati si sono concentrati su come modificare la struttura del lipopolisaccaride (Lps) della salmonella enterica Typhi per rendere il batterio meno tossico per l’organismo. Per farlo hanno usato l’ingegneria genetica eliminando i geni coinvolti nella sintesi dell’Lps e testando poi in provetta i vari ceppi modificati di Salmonella contro cellule tumorali umane e nei topi malati.
Il passo successivo è stato quello di identificare il particolare ceppo mutante che è risultato il più efficace nell’uccidere le cellule tumorali. Una volta trovato, questo ‘Frankestein’ ha manifestato meno forza nel colonizzare la metastasi pur essendo più efficace nell’eliminare le cellule tumorali quando viene in contatto con esse.
La selezione genetica del ceppo, più sicuro per l’uomo e più aggressivo contro il cancro, è proseguito fino a trovare il giusto ‘equilibrio’. “La modifica ha permesso al batterio della Salmonella di essere iniettato nei topi senza danneggiare le cellule sane. Ma – precisano i ricercatori – questa transizione si verifica molto rapidamente a causa della divisione e della crescita cellulare molto rapida che avviene nella metastasi quando la Salmonella entra in contatto con il tumore. In una cellula normale infatti il batterio cresce molto lentamente, dividendosi una o due volte in un periodo di 24 ore, ma nel tumore le cellule del batterio si dividono ogni ora”. Questa terapia sperimentale – si augurano i ricercatori – una volta superati i trial clinici, dovrebbe essere utilizzata in combinazione con la chemioterapia e la radioterapia.